01 maggio, 2012

Adolescenti al bivio

Non so voi, ma io spesso mi ritrovo a pensare come sarà l’adolescenza delle mie due figlie e non nascondo che i brividi a volte mi salgono fino al collo.
Per quanto certi genitori continuino a sostenere che la nostra adolescenza non è stata così diversa da quella che attraverseranno i nostri figli, ciò che penso io è che diversa invece lo sarà. Con questo non intendo però dire che sia meglio o peggio la loro dalla nostra, ma che sarà pur sempre diversa. Collocata innanzitutto in uno spazio temporale diverso da quello che ci è appartenuto a noi. Se per noi è solo l’inizio di una nuova era i nostri figli ci sono già in mezzo. Nuovi stili di vita, nuove abitudini e nuovi mezzi per vivere una vita. L’unica cosa che mi ritrovo a rimproverare è la mancanza di valori. Valore della famiglia, valore del lavoro, valore della vita. Ma qui si entra in un argomento troppo profondo che merita senz’altro un post a parte.

Quindi riagganciandomi a quanto scritto all’inizio del post l’adolescenza delle mie figlie mi spaventa un po’ (come tutte le cose nuove che si affrontano, d’altronde), soprattutto quando leggo dati allarmanti circa l’uso di droghe, alcool e ai conseguenti danni che si vanno a ripercuotere sulla loro salute e su quella degli altri. Quando però ho letto sulle pagine del Corriere della Sera della recente scoperta di Robert Whelan e Hugh Garavan, due ricercatori americani dell’University of Vermont, secondo la quale chi non cede all’uso di sostanze alcoliche e stupefacenti è perché ha una conformazione celebrale diversa da chi, invece, cede nell’abuso ha catturato la mia curiosità e ho così deciso di condividere con voi l’argomento.

Il cervello “diverso” dice NO
Insieme a un gruppo di colleghi internazionali, i due ricercatori hanno analizzato, attraverso una risonanza magnetica, il cervello di circa 1.900 quattordicenni, identificando i network cerebrali (ossia aree del cervello interconnesse che possono essere individuate studiando il flusso sanguigno) che si attivano quando si prendono decisioni. Secondo lo studio è emerso, infatti, che a chi non si lascia coinvolgere nell’uso di sostanze nocive alla salute funzionano meglio certi circuiti neuronali capaci di controllare l’impulsività, mentre, negli altri che cedono invece alle tentazioni valgono sistemi di interconnessione fra i neuroni che li rendono più a rischio di comportamenti dannosi alla propria salute.
Lo studio si inquadra in un ampio lavoro dell’Imagen Consortium, lanciato dall’Unione Europea e condotto da un team di ricercatori internazionali, che osserverà per alcuni anni, attraverso test di neuroimaging, analisi genetiche e comportamentali, circa 2.000 teenager volontari irlandesi, inglesi, francesi e tedeschi con l’obiettivo di valutarne la salute mentale e risalire alle radici dei comportamenti a rischio.

Quindi l’apprendere questa notizia mi ha un po’, per così dire, rincuorata perché capire come il cervello possa spingere gli adolescenti verso comportamenti corretti o meno può tradursi sicuramente in una forma preventiva a vantaggio della salute pubblica.

Prima di concludere il post e rimandarvi alle pagine originali da cui ho tratto spunto per questo post vorrei riportarvi i dati di un’altra ricerca che Adriana Bazzi del Corriere della Sera riporta sinteticamente. Il report, pubblicato dalla rivista Lancet, fa riferimento alla popolazione dei teenager fornendo un quadro generale di salute su cui sicuramente sono necessari tempestivi interventi affinché i futuri uomini del Pianeta vivano una vita più longeva possibile.

Adolescenti a rischio
Nel mondo circa un quarto della popolazione, 1,8 miliardi di persone, sono adolescenti (la generazione che va dai 10 ai 24 anni). Una generazione che non è mai stata così numerosa nella storia dell’umanità ma che, purtroppo, sta correndo seri rischi per quanto riguarda la sua salute.
Problemi di salute a cui appunto la rivista Lancet dedica una serie di approfondimenti con analisi e suggerimenti su un aspetto finora trascurato quale la salute degli adolescenti.
Susan Sawyer e George Patton dell’University of Melbourne, i due autori del primo articolo della serie, ricordano che questo boom di adolescenti è da ricondurre alla riduzione delle malattie infettive, della malnutrizione e della mortalità infantile e nei primi anni di vita, su cui si concentrano maggiormente gli investimenti sanitari.
Anche la maturazione del cervello è un altro fattore di assoluta importanza che, secondo i fisiologi contemporanei, continua fino ai 24 anni e non come l’evento centrale del passaggio all’adolescenza come fino ad ora pensato.
Un’altra considerazione fatta all’interno dello studio riguarda il marketing di prodotti e stili di vita che spesso condizionano in modo estremamente dannoso i giovani portandoli ad abitudini malsane e comportamenti sbagliati.
Ultimo punto si riferisce ai social media, come Facebook e Twitter, che hanno effetti positivi e negativi.  Se da un lato, infatti, consentono l’accesso alle informazioni fingendo anche da catalizzatori per certi movimenti di protesta, dall’altro espongono i giovani a nuovi rischi come quelli del cyberbullismo.

Insomma, il genitore deve essere un SuperVigilante e cercare di trasmettere ai propri figli l’amore per la vita in tutte le sue forme, perché è solo con l’amore verso se stessi e verso gli altri che si costruisce un mondo sano. E voi, cosa ne pensate?


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