14 marzo, 2012

Castighi costruttivi

Leggendo le pagine del Corriere della Sera di settimana scorsa mi sono soffermata su un articolo a firma della psicoterapeuta Federica Mormando, che portava all’attenzione dei genitori l’efficacia o meno dei noti castighi che, prima o poi, noi tutti ci ritroviamo a dover applicare. Ma, secondo l’autrice, ancor meglio della punizione o del castigo è l’insegnare al bambino ad assumersi la responsabilità delle conseguenze derivanti da un’azione sbagliata o giusta che sia.

Più facile a dirsi che a farsi. Ciò che riporta Mormando è vero. I provvedimenti più adottati dai genitori, come privarli del loro gioco preferito per un determinato tempo, non sono poi così efficaci. Anche io e mio marito ci siamo trovati spesso a togliere la televisione per due giorni, oppure le carte dei pokemon e così via. Ma effettivamente l’insuccesso ha sempre prevalso. La bambina per due giorni si è “adattata” alla punizione, ma il fatto che si siano poi ripetuti gli stessi episodi sta a significare che in fin fine che tu le tolga la televisione o quant’altro poco importa. Poi figuriamoci, le case di oggi sono ricche di svaghi alternativi…
Non posso dar torto a Federica Mormando quando sostiene che per gli “adulti, sentire la necessità della punizione deriva da carenza di autorità, di chiarezza, di capacità e coerenza nel trasmettere valori e regole. E credo che abbia ragione quando scrive che talvolta le regole sono troppe e perdono quindi di significato o talvolta sono troppo poche e si “corre ai ripari per non averle date”.

Senza contare le punizioni date in un momento di ira dove la prepotenza e l’impotenza provoca rancore e ingiustizia che non portano certo il bambino al desiderio di “non farlo più”, quanto piuttosto di farlo ancora senza farsi però vedere.
A sentirsi maggiormente in colpa siamo poi noi genitori che, a volte, cadiamo in piagnistei mostrandoci bisognosi del loro perdono, che altro non fa che togliere la nostra credibilità infondendo insicurezza anche al bambino stesso.
Per riprendere le redini in famiglia ciò che suggerisce Federica Mormando è rendere responsabile il bambino delle conseguenze delle loro azioni:

Per cui piuttosto che ricorrere a scenate e drastiche punizioni e impartire regole senza senso, meglio far vivere al bambino concretamente le conseguenze delle sue azioni.
Anche il silenzio è più incisivo di uno sculaccione o di una strillata. Se tuo figlio fa una cosa che non va bene (causa) devi mostrarti dispiaciuto e offeso (effetto). Ovvio, il silenzio non deve durare troppo a lungo e, soprattutto, quando il bambino torna e chiede scusa accoglierlo con serenità e con un forte abbraccio.
Se ti comporti male a tavola, non puoi restare seduto con il resto della famiglia perché è sgradevole per gli altri.
Se sei prepotente, non puoi essere amato dagli amici.
Se lasci la casa in disordine, non ci puoi fare la festa.
Se non sai mantenere gli orari, non puoi uscire… e viceversa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Marco in prima elementare ,chissà per quale motivo tagliò la cartella del suo compagno di banco,una volta scoperta la marachella insieme ci siamo recati nella cartoleria vicino casa, abbiamo comperato la cartella nuova identica a quella fagliata,per il compagno. Marco la mattina seguente è andato in classe con la cartella in sostituzione, poi all uscita era più sereno, ma con molta calma gli dissi..."a ottobre è il tuo compleanno,il regalo è sulle spalle del tuo compagno " Non sò....ma da allora marachelle che io sappia più nessuna.

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