25 gennaio, 2012

Big Mac? No, grazie


La notizia della chiusura dei punti vendita Mc Donald's in Bolivia mi ha davvero incuriosita confermando la mia scelta di abbandonare il consumo di panini della nota catena di fast-food.
Non che non ne sia mai stata consumatrice, soprattutto ai tempi del vecchio Burghy, ma ora che ho più "coscienza" e abbraccio il principio del sano nutrimento credo che un fallimento di un colosso come Mc Donald's sia da portare a conoscenza, se non per augurare un suo sfascio almeno per uno stop al suo proliferarsi.

In Italia, infatti, di filiali Mc Donald's se ne contano già 400 e pare non si arresti ancora la sua diffusione. Una diffusione che non nuoce alla salute dei suoi milioni di fruitori (un big mac una volta ogni tanto non è certo più dannoso di una boccata di smog milanese) ma che nuoce sicuramente alle aree verdi abbattute per far spazio alla struttura e ai suoi parcheggi e la conseguente generazione di traffico.

Ma ecco cosa è accaduto in Bolivia dove Mc Donald's aveva aperto poco meno di una decina di punti vendita: dopo le continue perdite registrate nel corso dei 14 anni di attività il colosso del fast food ha dovuto chiudere i battenti e lasciare il territorio.
La Bolivia, che è ora il primo Paese in America ad essere abbandonato dal Big Mac dopo Islanda e Iran, ha una forte vocazione ambientalista con una cultura fortemente ancorata alle proprie usanze e tradizioni culinarie e forse sono proprio queste le ragioni per cui l'attività del fast-food non è riuscita a prender piede. Inoltre Greenpeace e diverse associazioni ambientaliste sostengono da anni che Mc Donald's sia tra i principali responsabili del disboscamento di ampie aree della foresta pluviale in Amazzonia per fare spazio agli allevamenti bovini e alla produzione di tonnellate di packaging in cui avvolgere hamburger e patatine.

C'è da dire però che recentemente Mc Donald's si sta convertendo al green concept. Infatti, tre anni fa a Cay, nel Nord Caroline, è stato inaugurato il primo punto vendita "verde" della catena. La struttura è stata costruita con materiali ecologici e riciclati e anche nel parcheggio sono state posizione delle torrette per ricaricare le auto elettriche. In Inghilterra, invece, la multinazionale ha deciso di utilizzare come carburante per parte dei furgoni delle sue flotte olio da cucina riciclato.

Bhé anche se la chiusura di una manciata di fast food nel territorio andino non fanno molta differenza per il colosso statunitense, la notizia assume un valore simbolico su cui forse varrebbe la pena riflettere un po' e non lasciare che conformismi consumistici prendano il sopravvento su culture e tradizioni e soprattutto su quelle poche aree verdi che ancora ci rimangono.

Nessun commento:

Posta un commento