27 novembre, 2011

Un Pianeta che scotta


Capita spesso di sentir parlare di cambiamenti climatici. Nei telegiornali vengono spesso mandati servizi relativi al surriscaldamento globale e a quanto i governi di tutto il mondo ne stiano discutendo.
I cambiamenti climatici sono sempre avvenuti e si manifesteranno sempre. Purtroppo i cambiamenti registrati in questi ultimi decenni non sono da imputare tutti a fenomeni naturali. Infatti molti scienziati concordano che parte del surriscaldamento del Pianeta sia correlato ad un aumento dei gas serra causati da attività umane.
Ma come può accadere? Il raggi solari si riflettono sulla Terra scaldandone la superficie. Il calore si diffonde nell'atmosfera e una parte di esso viene riflesso nuovamente verso la Terra dai gas serra presenti nell'atmosfera. Se questo processo naturale non avvenisse il Pianeta avrebbe temperature bassissime (-18°) e non ci sarebbe probabilmente vita. Quello che sta però accadendo ora è che la concentrazione dei gas serra nell'atmosfera è aumentata raggiungendo livelli mai registrati prima. Questa concentrazione, per effetto delle attività umane, trattiene una quantità di calore più elevata con il risultato di un aumento della temperatura media del Pianeta che gli scienziati prevedono crescerà da 1,4 a 5,6° nel corso di questo secolo.
Gli effetti. Detta così si fatica a comprendere gli effetti di questo surriscladamento sul nostro Pianeta ma i nostri figli, se non si agirà subito, purtroppo potranno viverne le conseguenze. Alcune di esse sono già sotto i nostri occhi. Basti pensare al Polo Nord, la cui area dominata dai ghiacci artici, negli ultimi decenni si è già ritirata del 10% ed è diminuito del 40% lo spessore del ghiaccio. Senza andare troppo lontano, sulle Alpi svizzere si stanno rtirando i ghiacciai e si stima addirittura che entro il 2050 (non manca molto) il 75% di essi scomparirà del tutto. Anche il livello dei mari si è alzato di 12-22 cm e per il futuro dobbiamo aspettarci crescite ancora più rapide. Fate anche caso agli eventi atmosferici che si sono manifestati in quest'ultimo decennio, catastrofi naturali tre volte più catastrofici di soli 50 anni fa, senza poi contare quale effetto potrà avere questo riscaldamento sulla vita animale e vegetale.
Le soluzioni. Per fermare questo processo anche noi cittadini possiamo fare qualcosa. Innanzitutto possiamo abbassare i consumi, ad esempio ridurre di 1° la temperatura di casa, oppure preferire la doccia piuttosto che il bagno, sbrinare regolarmente il frigo. Anche spegnere la luce della stanza in cui non siamo presenti, evitare la posizione dello stand by dei televisori ed elettrodomestici, utilizzare lampadine a basso consumo, quando ci si lava i dentti non lasciar scorrere l'acqua del rubinetto. E ancora, riciclare in modo corretto e consapevole, preferire una camminata piuttosto che l'uso delle due o quattro ruote, preferire i prodotti che riportano l'etichetta europea Ecolabel. Insomma qualcosa possiamo fare anche noi.
Sul sito dedicato della Commissione europea (fonte di questo post) sono reperibili informazioni più dettagliate.
Nel suo Rapporto, Greenpeace svela come un manipolo di grandi aziende inquinatrici – tra cui Eskom, BASF, ArcelorMittal BHP Billiton, Shell e le industrie Koch - e le associazioni di categoria e le corporazioni di cui fanno parte stiano condizionando pesantemente i governi e i negoziati politici riguardo alle leggi per la protezione del clima.
Greenpeace. Benchè i Paesi industrializzati debbano rispettare il protocollo di Kyoto secondo il quale essi si impegnano a ridurre cmplessivamente le emissioni dei gas serra, quali CO2, metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoro di zolfo, del 5% rispetto ai livelli del 1990 durante il primo periodo di applicazione (2008-2012), a una settimana della conferenza mondiale sil clima in Sud Africa (a Durban), Greenpeace ha reso noti i nomi dei più potenti inquinatori del Pianeta.

«Se i Governi vogliono scongiurare le conseguenze irreversibili dei cambiamenti climatici, devono ascoltare i cittadini, prima ancora dei mercati, e agire nell'interesse della collettività. A Durban è giunto il momento di dar voce alla gente, non alle multinazionali dell'inquinamento» sostiene Salvatore Barbera, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Nel rapporto ‘Who’s holding us back?’ Greenpeace dimostra come a causa delle pressioni della lobby degli inquinatori molti Paesi chiave non abbiano adottato misure concrete per la difesa del clima che sono un presupposto essenziale per favorire il successo di un accordo internazionale. Greenpeace documenta la rete di influenze e condizionamenti con cui alcune grandi aziende muovono come pedine i leader politici e intere nazioni, le une contro le altre, per frenare la lotta ai cambiamenti climatici.
Le alluvioni, come quelle che hanno colpito nelle ultime settimane gran parte della penisola, sono anche conseguenza dei cambiamenti climatici che sono ormai evidenti nel nostro Paese.

Non ci resta che augurarci che durante la conferenza mondiale sul clima i gorverni e i loro rappresentanti mettano da parte gli affari e stabiliscano nuove ed efficaci manovre per la salvaguardia del Pianeta. La Terra dei nostri figli.


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